A Massimo Antonelli,
perché la scultura non è solo dare forma alla
materia ma plasmare le emozioni
Chi si può
definire "artista" tra uno scultore e un pittore? La scultura è artigianato e la pittura tecnica? Dilemmi che vanno
sotto il nome di "competenze
artistiche" che si ritrovano ciclicamente in conflitto nei confronti
della supremazia dell'una o dell'altra: chi è la migliore? Chi è l'artista a
tutto tondo?
Premettendo che
l''artista è colui che dà voce ai pensieri, alle idee, alle intuizioni e li
trasforma in opere d'arte, penso che non ci sia un predominio vincente ma solo
la voglia di dare spazio ai pensieri e comunicare visivamente.
Poi se il
messaggio è recepito o meno e si intuisce un fastidio o un apprezzamento,
questo è dovuto alla critica dei tempi che, come sappiamo, svela artisti
contemporanei, ne osanna altri e nel frattempo demolisce alcuni che saranno
apprezzati, forse, in un secondo momento.
Scultura di Massimo Antonelli
Michelangelo
nelle sue prove pittoriche si è sempre definito uno scultore prestato alla
pittura, vedendo nella scultura l'unica vera arte dalla quale ricavare, scavare
ed estrarre le sue figure.
La pittura era
considerata dal maestro fiorentino solo un momento transitorio per la creazione,
certo che alcuni esempi di pittura come il Tondo
Doni o gli affreschi della Cappella
Sistina, lo contraddicono ed evidenziano la sua formazione di scultore
anche nella pittura, cosi nervosa, plastica e formale.
Le due arti,
pittura e scultura, non si slegano ma si rincorrono sempre. Molti i casi di
artisti che passano a solidificare e creare sculture dopo una vita tra colori e
pennelli, è il caso dell'esempio di Edgar
Degas che materializza le sue figure in scultura, scoperte dopo la sua
morte.
La rivoluzione impressionista ha permesso quindi ai
pittori di provare ad avventurarsi verso la scultura perché si tenta di
cogliere il carpe diem pittorico
teorizzato in quel momento.
Lo stesso Auguste Renoir perviene alla scultura
solo alla fine della sua vita quando la sua pittura tende a diventare "plastica"
e i segni del pennello si fanno materici, quasi ad inzuppare luce e colore.
Gli esempi
plasmati da Medardo Rosso con il suo studio sempre rivolto
alla “ricerca del vero”, ma soprattutto alla luce e all'opportunità di
“fissarla” nell’opera.
Paul Gauguin
sconvolge le regole della scultura ricercando il primitivismo e il gusto del
selvaggio, seguito poi dall'esempio di Ernst
Ludwing Kirchner; Pierre Bonnard
e Felix Vallotton primeggiano con le
sculture di nudi modellati nella terra e lavorati nel bronzo.
Henry Matisse
utilizza la scultura come compendio e supporto al suo lavoro pittorico, trovando
cosi un punto di fusione fra le due tecniche: "faccio scultura per rilassarmi"
diceva e le inserisce poi nei suoi dipinti. "La scultura mi permette, di girare attorno all’oggetto e di conoscerlo
meglio, invece di restare davanti a un superficie piatta" Matisse
sembra così trovare l'equilibrio tra la diatriba che prosegue da secoli.
Georges Rouault
supera gli ostacoli utilizzando nella materia i colori delle sue tele, successivamente
Andrè Derain e Auguste Chabaud concepiscono la scultura come forma geometrica e
ricerca formale.
Per i cubisti la
scultura è la ricerca della dimensione spaziale: per Pablo Picasso "la scultura è il miglior commento che un
pittore possa fare sulla pittura", per George Braque invece diventa una forma di contrasto con il suo modo
di fare pittura.
Salvador Dalí
assicurava che "il meno che si possa chiedere a una
scultura è che stia ferma", nel suo stile surreale e ironico
realizza poi opere in pittura che riproduce in scultura e viceversa, una nemesi
della realtà e del sogno.
Non tutti sono a
favore di una o dell'altra arte, spesso in tono polemico o sprezzante gli
artisti primeggiano nel rilasciare dichiarazioni come fece Barnett Newman che spiegava la scultura come "quella
cosa su cui inciampi quando indietreggi per guardare bene un quadro".
La poesia
onirica si ritrova nelle sculture di Henry
Moore e Jean Arp, cosi come i
lavori di Alberto Giacometti si
fondono nel mestiere di pittore e scultore.
La scultura
diventa per Anish Kapoor il mezzo di
ricerca e indagine per scoprire come la materia possa perdere il suo
significato a favore di un nuovo modo di vedere l'oggetto: "sono
molto interessato al non-oggetto o il non-materiale. Ho fatto oggetti in cui le
cose non sono quello che in un primo momento sembrano essere. Una pietra può
perdere il suo peso o un oggetto in modo speculare può mimetizzarsi nei suoi
dintorni da apparire come un buco nello spazio".
Spesso le sue
sculture sono "pennellate" nel paesaggio come le opere "Dirty
Corner", ora nei giardini di Versailles e descritta come “la
vagina della regina”, o il "Cloud Gate" a Chicago.
Se la pittura
insegue il realismo della scultura, la scultura rincorre il colorismo pittorico
quando gioca e vive con la luce e le ombre. Il lavoro e il risultato non si
quantificano in base ai materiali e al "tempo perduto" quanto al
risultato evocativo, emozionale e comunicativo.
Artisti che
invocano la supremazia della propria arte a scapito da altre formulazioni
tendono a dimenticare forse che non esistono arti di serie A e dio serie B,
quanto diceva sull'arte George Bernard
Shaw è forse la conclusione migliore: "Si usa uno specchio di vetro per
guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima".
Massimiliano
Sabbion
Vecchiato Arte S.r.l.
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