“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel
cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi”
(Marcel Proust)
Sempre più
circondati da immagini, stimoli e visioni l’uomo contemporaneo è sollecitato
ogni giorno dai sistemi più disparati che diffondo culture, pensieri e idee
attraverso forme e colori.
Internet in primis, i social network, le videocamere negli smartphone, l’immediatezza con cui si fissano e diffondono le
immagini stesse, sono veicolo di una grande memoria globale a cui tutti hanno
accesso e catalogare la miriade di stimoli quotidiani risulta praticamente
impossibile.
Tanti input portano spesso alla confusione e
al caos perché sobbarcati di troppe indicazioni e un po’ si perde la
spontaneità del momento così come si arriva a tralasciare la creatività e la
fantasia con un bollato “già visto, già
fatto”.
Si, è vero, oggi
forse tutto è stato detto, scritto, sperimentato, creato, ma questo non
significa che si debba agire con noia o con la paura di essere tacciati di
copiare e plagiare qualcuno, la comunicazione visiva nel mondo contemporaneo
viaggia molto più veloce di qualche decennio fa, anzi, la trasmissione delle
cose finisce, in questo modo, per trovare sempre più soluzioni diversificate a
favore di un uso e consumo sempre più rapido e, a volte, poco classificabile e
di facile ricordo futuro.
Si bruciano in
questo modo le possibilità di confronto, non si ha il tempo di arrivare al
cuore delle persone, si dimentica un passato recente a favore di un futuro
prossimo e subito tutto si accavalla e si perde.
Non si ha il
tempo per fagocitare le cose, per sedimentarle e studiarle perché la notizia di
oggi domani appare già superata.
La provocazione
subentra all’emozione, il citazionismo lascia al posto alla novità e, di
esposizione in esposizione, di fiera in fiera, di Biennale in Biennale avanza
il tempo e la creatività.
Ecco allora che
il passato appena trascorso lo si rivede oggi con la dovuta calma, respirando e
non tirando il fiato, assaporando e non ingozzandosi di colori e forme nuove.
Il sapore è un
senso che si gusta dolcemente, piano piano senza ingurgitare per riempire gli
spazi dello stomaco, la fame atavica porta a soddisfare un bisogno primario, ma
il piacere di ciò che si assapora richiede tempo, cura e scelta accurata.
Andy Warhol
aveva profetizzato che “In futuro ognuno
sarà famoso per almeno 15 minuti”, ora basta poco meno, con il rischio di
essere scordati.
In un mare pieno
di pesci la scelta diventa grande, ma anche dispersiva: pseudo artisti neo pop,
improbabili concettuali, performance inconcludenti al limite del ridicolo,
scopiazzanti autori di Avanguardie storiche, imbarazzanti scultori che fanno da
pendant ad altrettanti pittori inutili quanto le loro
tele imbrattate, esposizioni tacciate sotto il nome della cultura che non vanno
oltre la sede e i “lavoretti” esposte nelle pro loco locali.
Non si tratta di
essere saccenti o dotati di cattiveria verso il prossimo, ma di obiettività
nelle cose che si vedono e che invadono i nostri pensieri e visioni. Non tutto
quello che si propone è da considerare arte, non tutto quello che appare è
essenzialmente necessario, non tutto quello che si dice, pensa e crea è meritevole
di essere condiviso, si tratta spesso di “inquinamento visivo” poiché si toglie
così spazio alle immagini e alle idee che sono in ogni caso degne di nota, ma
nascoste dalla moltitudine di “cartoline visive” che ottenebrano la visione.
Marcel Duchamp
diceva: “Il grande nemico dell'arte è il
buon gusto”, bearsi di saper fare arte, di essere artisti e di non essere
obiettivamente capaci con se stessi perché “tanto-lo-fanno-tutti” è il primo
errore che si commette.
Seguire le mode
del momento creando performance, disegnando sui muri, passando ad essere da
pittori a scultori e viceversa, desume che non c’è una vera capacità critica in
sé ma solo un voler a tutti i costi condurre una ricerca fatta di visibilità e
non di struttura, a volte basta anche solo imparare a “guardare” e non sempre
solo a “vedere”.
Bombardamenti
visivi a parte, situazioni in cui l’uomo si trova suo malgrado costretto a
visionare lo spazio circostante in una costante globalità di aspetti visuali,
importante resta la capacità di scernimento e di studio di ciò che si appresta
al nostro occhio, essere curiosi e attenti ai cambiamenti, alle situazioni e
alla miriade di immaginifiche e illimitate possibilità della creatività.
Massimiliano Sabbion
No comments:
Post a Comment